[…] Ma vediamo le ragioni della iniziativa sindacale: “Abbiamo sempre manifestato – scrive Anaao – senso di responsabilità ma, ancora una volta, subiamo una manovra finanziaria che penalizza chi lavora nel sistema sanitario.
Ora è il momento di essere coesi e uniti: diamo un segnale ai cittadinə e alle istituzioni che noi tutti meritiamo maggiore rispetto e considerazione professionale ed economica!
Se la giornata dello sciopero non sarà sarà un successo in termini di adesioni, il messaggio che purtroppo sarà recepito è che la situazione in cui versiamo da tempo è, di fatto, sopportata dalla maggior parte di medici e dirigenti sanitari anche qui da noi o, peggio, che le criticità non sono poi così gravi.
Sentiamo necessaria una partecipazione coesa di tutti, in quanto il taglio delle pensioni è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso: pensiamo a cosa potrebbe succedere alle generazioni future, tutto ciò potrebbe rivelarsi dannoso e l’incostituzionalità, dando il via ad una serie infinita di contenziosi legali. Teniamo a precisare inoltre che fra le motivazioni dello sciopero ci sono anche il progressivo definanziamento della sanità pubblica (sia nazionale che provinciale), che ci nega da tempo adeguate risorse contrattuali, la depenalizzazione dell’atto medico (per restituire serenità ai medici e ridurre il ricorso alla medicina difensiva), la detassazione di una parte della nostra retribuzione, come è avvenuto per altre categorie di lavoratori”, sottolinea Anaao Trento.
Anaao spiega che i cosiddetti “contingenti minimi” di personale esentati dallo sciopero per garantire la continuità delle prestazioni indispensabili, sono determinati dalla direzione generale dell’azienda sulla base dei protocolli d’intesa stipulati a livello decentrato con le organizzazioni sindacali. Il personale che viene precettato con ordine di servizio scritto) per garantire i servizi essenziali è quello previsto per l’erogazione dei servizi essenziali nei giorni festivi o quello cui fa riferimento l’allegato dell’accordo contrattuale (aggiornato nel tempo, con l’istituzione di nuove unità operative e servizi).
Il personale non compreso nei contingenti minimi, dunque, può scioperare senza impedimenti, semplicemente non presentandosi al lavoro oggi.
A livello nazionale si stima che oggi, a fronte dell’attesa adesione compatta allo sciopero, potrebbero saltare 1,5 milioni di visite, esami e interventi.
Ma la protesta non si esaurirà con la giornata del 5 dicembre. Il 18 è infatti in programma un nuovo sciopero deciso dalle altre sigle della Intersindacale medica. Sotto attacco è la manovra del governo Meloni, che “non tutela medici e cittadini”, e lo slogan unico è “Salviamo il Servizio sanitario nazionale”.
Lo sciopero è iniziato alle 00.00 del 5 dicembre ma saranno garantite le prestazioni d’urgenza, ad esempio l’attività dei pronto soccorso e del 118 e gli interventi per il parto. Sono però a rischio tutti i servizi, spiega l’Anaao Assomed, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 30mila quelli programmati che potrebbero essere rinviati), le visite specialistiche (180 mila) e gli esami radiografici (50mila). Manifestazioni si svolgeranno in tutta Italia, mentre i leader delle associazioni parteciperanno ad un sit in a Roma. “Solidarietà” e “vicinanza” arriva anche dal presidente degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli.
Almeno sei le ragioni della protesta: assunzioni di personale, detassazione di una parte della retribuzione, risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, depenalizzazione dell’atto medico, cancellazione dei tagli alle pensioni e individuazione di un’area contrattuale autonoma per gli infermieri.
Il governo, afferma Pierinio Di Silverio, segretario dell’Anaao Assomed, “faccia marcia indietro su questa Legge di bilancio e tuteli i professionisti della sanità”. A partire da una ricollocazione delle risorse economiche stanziate: “Come primo atto, chiediamo che i soldi stanziati in manovra per retribuire il lavoro in più dei sanitari per lo smaltimento delle liste di attesa, circa 200 milioni, vengano invece finalizzati agli stipendi dei medici e dei sanitari, così come i 600 milioni destinati alla sanità privata convenzionata”.
Insomma, i sindacati chiedono atti concreti. Anche per le pensioni: “L’annuncio che si sta lavorando ad una soluzione non basta – commenta Di Silverio -. Chiediamo il ritiro della norma”. Quindi, un messaggio alla premier Giorgia Meloni: “Ad oggi la presidente del Consiglio non ci ha ancora convocato. Se intende continuare a parlare solo con i sindacati confederali e non con gli ‘addetti ai lavori’, non si stupisca poi se scendiamo in piazza”.
Il punto, insistono le organizzazioni, è modificare la manovra mettendo finalmente mano a criticità strutturali del mondo della sanità, partendo dalle carenze del personale (ad oggi mancano 30mila medici ospedalieri, in particolare nel Pronto Soccorso, 65mila infermieri ed entro il 2025 andranno in pensione oltre 40mila tra medici e personale sanitario), gli stipendi poco attrattivi e le condizioni di lavoro gravose. Per le stesse ragioni, il 18 sciopereranno anche i medici anestesisti dell’Aaroi-Emac, il Fassid (Sindacato nazionale area radiologica), Fvm (Federazione veterinari e medici) e la Cisl medici.
Intanto, governo e partiti lavorano per risolvere il nodo dei previsti tagli alle pensioni della categoria. “Contiamo di poter depositare gli emendamenti” alla manovra “entro questa settimana”, dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al termine della riunione con maggioranza e opposizione, raccontando di aver “appena parlato con Giorgetti” e spiegando che il lavoro sulle modifiche, comprese quelle relative ai medici, è ancora “in corso”.
Sul tavolo, ormai da settimane, la revisione della norma della manovra che prevede una stretta sulle pensioni dei sanitari e di una serie di altre categorie tra le quali dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari. Dalla penalizzazione saranno escluse certamente quelle di vecchiaia ma si starebbe cercando una soluzione anche per quelle di anzianità.
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